PRENDERSI CURA DELLA PERSONA CON LA MENTE SMARRITA
1 ottobre 08:45 - 16:30
presso:
RSA Il Trifoglio
Via Andorno, 17 , Torino 10153+ Google Map:
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CODICE EVENTO: 48654
DESTINATARI: tutte le professioni
CODICE EVENTO: 59347
DESTINATARI: Assistenti Sociali
SEMINARIO
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1 ottobre 08:45 - 16:30
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PRESENTAZIONE
La mente smarrita è un termine per richiamare diversamente la tematica della demenza, coniato al nostro interno, grazie alla sensibilità della nostra presidente onoraria Mariena Scassellati, per mantenere il focus sulla persona e per offrire un termine più dolce, inclusivo, che potesse contribuire e facilitare il contrasto allo stigma e all’isolamento.
Come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le demenze rappresentano un problema di salute pubblica che non riguarda solo il singolo, ma che coinvolge anche la famiglia e i professionisti della cura impegnati in contesti domiciliari, semiresidenziali e residenziali, nonché le stesse comunità per poter essere comunità sempre più inclusive, capaci di prendersi cura di tutte le persone che l’abitano.
Vengono stimati in circa 6 milioni le persone che sono direttamente e indirettamente coinvolte nel nostro paese e 23 miliardi di euro i costi all’anno per questa malattia, spesa per il 63% a carico delle famiglie.
In Piemonte le ultime stime parlano di oltre 92 mila persone colpite da una forma di disturbo cognitivo e solo il 4% seguite con un piano diagnostico terapeutico assistenziale.
Il Piano nazionale Demenze è stato approvato il 30 ottobre 2014, un importante documento di sanità pubblica che fornisce indicazioni strategiche per la promozione e il miglioramento degli interventi nel settore delle demenze e per rendere omogenei gli interventi sul territorio nazionale. Successivamente, con la Legge di Bilancio del 2021 è stato istituito il “Fondo per l’Alzheimer e le Demenze”, con una dotazione di 5 milioni di € per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023. La nuova dotazione di cui disporrà il Fondo per il triennio 2024 -2026 sarà di circa 35 milioni di €.
Il Piano e la costituzione del Fondo hanno consentito l’avvio di un sistema nazionale con delle linee guida utili a ridurre le differenze tuttora esistenti a livello regionale, di un processo di costruzione e rafforzamento di un sistema territoriale di servizi, di nuove progettualità, di dotare il sistema di figure professionali specialistiche, di mettere in rete buone pratiche.
Grazie anche al Piano i trattamenti che venivano prima chiamati non farmacologici acquisiscono una maggiore dignità e riconoscimento, con l’articolazione psicoeducazionale, cognitivo e psicosociale. L’approccio psicosociale rappresenta un pilastro fondamentale per promuovere e sviluppare piani specifici e per una presa in cura articolata e integrata della persona con demenza. Un approccio in grado di orientare l’agire dei singoli professionisti nell’arco delle diverse fasi della malattia e in coerenza con le specificità dell’evoluzione della situazione, dall’esordio fino alla fase terminale della vita.
Migliorare la qualità di vita, favorire il benessere delle persone colpite dalla malattia, nonché dei loro familiari, sapendo affrontare e gestire le problematiche comportamentali correlate ai cambiamenti cognitivi è quanto viene richiesto ai servizi e agli operatori che operano in questo ambito, nonostante la complessità della patologia e le difficoltà che derivano dalla scarsità di mezzi e risorse.
Prendersi cura della persona con la “Mente Smarrita” con un progetto personalizzato, unitario, integrato tra comparto sociale, sanitario e comunitario richiede a sua volta un alto livello di integrazione tra i diversi servizi e tra le diverse figure professionali, specie in ambito domiciliare. Ma il prendersi cura deve poter avvenire non solo fornendo una diagnosi precoce ma anche con la pronta attivazione di un progetto personalizzato partecipato, due tempi che spesso sono molto distanziati, se si guarda oltre alla sola terapia farmacologica.
La nuova dotazione del Fondo nazionale consentirà di dare seguito alle progettualità in essere e a dare anche maggiore strutturazione ad un sistema che richiede un potenziamento sia in ambito domiciliare che semiresidenziale e residenziale?
Potrà dare maggiore supporto agli interventi di sostegno alla domiciliarità, che hanno dimostrato da tempo un elevato livello di efficacia, rispondenza e aderenza terapeutica?
Consentirà di formare adeguatamente gli operatori, familiari e caregiver?
Contribuirà a ridurre le diseguaglianze nell’accesso ai servizi e a rafforzare gli interventi di prevenzione dei fattori di rischio e la promozione di comportamenti mirati alla cura di sé?
Come in questo disegno o ridisegno potranno concorrere le associazioni dei familiari e le diverse realtà del terzo settore anche per facilitare lo sviluppo delle comunità amiche delle persone con demenza?
Il seminario vuole essere un’occasione di confronto con i diversi attori e soggetti che saranno coinvolti in questo processo, provando a offrire alcune risposte ai quesiti sopra richiamati, altresì, di scambio delle esperienze.
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